Le 5 dimensioni: comunicazione nel mondo del business giapponese

Chi compra il superfluo, vende il necessario.

Proverbio giapponese

Per comprendere la logica che guida le aziende giapponesi nel doing business, oltre alla conoscenza dei valori intrinseci che ne regolano il comportamento, è fondamentale conoscerne le concezioni di gruppo, tempo, spazio, il valore del silenzio nella comunicazione, l’indice mascolino – femminile.

Prima, però di iniziare l’analisi di questi punti (tema dei miei prossimi articoli) voglio introdurre in breve la teoria di Hofstede delle cinque dimensioni.

Nel corso delle sue analisi egli ha appurato che vi sono cinque elementi inderogabili per la comprensione del modo di comunicare adottato in ogni paese:

  • Il power distance index (PDI) che regola la distribuzione del potere all’interno delle organizzazioni, definendolo quindi non equamente, con una visione del basso verso l’alto;
  • L’individualismo (IDV) vs. collettivismo, ossia il grado in cui l’individuo si prende cura o meno del proprio prossimo. Le società individualiste sono costituire da individui più inclini al successo personale, quelle collettiviste (come il Giappone) sono formate da gruppi coesi che collaborano per il raggiungimento del bene comune ;
  • Il grado di mascolinità (MAS) vs. il suo opposto ossia il femminile, definisce la distribuzione dei ruoli tra i generi. L’analisi di Hofstede mostra come i valori femminili differiscano meno anche all’interno di società e culture molto lontane tra loro, quelli maschili al contrario registrano delle differenze importanti;
  • L’uncertainty avoidance index (UAI) relativo alla tolleranza nei confronti dell’incertezza, del vago, del dubbioso. Gli individui nelle società che accettano senza problemi il nebuloso sono più tolleranti nei confronti del diverso, più pragmatici, meno emotivi, e anche nel lavoro più contemplativi (proprio come in Giappone);
  • Il grado di orientamento a lungo termine (LTO) vs. il breve termine. Questa analisi, condotta sulla base di un questionario redatto da studenti cinesi, ha mostrato come i valori associati alle culture orientate verso il lungo termine siano la perseveranza, la tenacia, mentre quelli delle culture focalizzate sul breve termine siano rispetto per la tradizione e senso del dovere.

Tale rigida classificazione può essere esaustiva ai fini di un miglioramento della comunicazione tra aziende in campo internazionale? Può questa generalizzazione portare ad una efficace gestione dei conflitti?

È chiaro che no: solo tramite la formazione di appropriate e approfondite competenze interculturali è possibile auspicare un miglioramento della comunicazione tra aziende e, di conseguenza, un incremento del profitto, che è, in conclusione, il loro fine ultimo.

 

“Guarda gli errori degli altri e correggi i tuoi”

Proverbio giapponese