Vendere all’estero in maniera g-local

In un mondo sempre più globalizzato il 65% delle aziende intraprende un percorso di internazionalizzazioneC’è chi ricerca agenti commerciali all’estero o chi sceglie di vendere i propri prodotti tramite dei distributori stranieri e chi, invece, punta sull’e-commerce internazionale. 

 

In un batter d’occhio le aziende si trovano davanti ad una grande sfida: dover comunicare ad un pubblico internazionale. I più ottimisti pensano che sia sufficiente tradurre il sito web in inglese con Google Traduttore per poter aver successo all’estero. Tuttavia, la strada per il successo non è così semplice e lineare. 

 

Le aziende hanno bisogno di una visione glocal”. Detto in maniera più semplice, devono concentrarsi sulla dimensione globale tanto quanto che su quella locale. Di conseguenza, la strategia di creazione di contenuti online per vendere all’estero deve essere localizzata. 

 

Cos’è la localizzazione? 

Localizzare i contenuti significa adattare la comunicazione digitale in base alla lingua garantendo l’esperienza degli utenti in ciascun mercato. La localizzazione consiste nell’adattamento di un prodotto ad una cultura non solo dal punto di vista linguistico tramite la traduzione del contenuto, ma anche culturale, modificando il messaggio per adeguarlo al ricevente. 

 

Per capire meglio questo concetto, facciamo un salto indietro nel tempo.  

Siamo nel 2011, nel pieno del periodo che diede inizio alle strategie di localizzazione. È proprio in quest’anno che nacque la figura del “language specialist”. Una figura professionale che si occupa di copywriting. Se pensi che questa figura possa corrispondere a quella del traduttore, ti stai sbagliando. Le conoscenze linguistiche riguardano solo una parte delle competenze del “language specialist”. Questo tipo di professionista è specializzato ugualmente in altri ambiti quali quello economico, culturale e di scienze sociali. Insomma, il collaboratore perfetto per adattare il tuo sito e i tuoi contenuti al target-market e trovare nuovi clienti all’estero. 

 

Spostando la nostra macchina del tempo al 2014, raggiungiamo l’anno di sviluppo e presa in considerazione delle strategie di localizzazione per vendere all’estero. Si diffondono sempre di più le strategie di mercato locali, di copywriting e grafica adattate ad un mercato di riferimento.  

 

Infine, nel 2017 maturiamo il modello “globally scalablelocally relevant”. Ovvero, la valorizzazione dei contesti locali e della sensibilità culturale della nostra buyer persona. Infatti, i contenuti digitali tradotti male vengono tollerati sempre meno nel mondo del “global advertising”.  Molto spesso questi errori sono frutto di una scarsa comunicazione tra le aziende e le agenzie alle quali affidano il lavoro di traduzione e copywriting. Questo rischio pone le aziende davanti ad un bivio: 

 

Localizzazione in-house o tramite agenzia? 

La localizzazione presuppone una conoscenza approfondita di valori e abitudini della cultura di riferimento che vanno considerati nella progettazione e adattamento al mercato di ogni prodotto specifico. Di conseguenza, una strategia di localizzazione efficace implica la conoscenza di due elementi: l’azienda (prodotti, vision, mission) e la cultura (lingua, usi e costumi) del mercato di riferimento.  

 

I benefici della localizzazione in-house sono svariati:  

  • Conoscenza prodotti 
  • Comunicazione interdipartimentale  
  • Condivisione best-practice 
  • Conoscenza del mercato 
  • Conoscenza dei competitor 
  • Identificazione nei valori aziendali 

Tuttavia, l’expertise di un’agenzia di copywriting offre un grande vantaggio all’azienda. Infatti, vi sono molti ostacoli nei quali un’azienda può incombere nel processo di localizzazione di un testo per aumentare le vendite all’estero. 

 

Come localizzare una traduzione? 

Per localizzare il copy di un testo tradotto è necessario abbandonare la traduzione letteraria. Infatti, il testo di origine influenza il nostro cervello. L’emisfero sinistro (pensiero logico e razionale) prevale su quello destro (creatività). Di conseguenza, l’obiettivo della localizzazione è quello di superare i limiti della semplice traduzione ed essere vincenti in un processo di internazionalizzazione. 

 

In conclusione, una strategia di internazionalizzazione necessita di una strategia di comunicazione interculturale che vada al di là della semplice vendita. Ogni parola può avere un impatto enorme. Ogni contesto è a sé stante e per questo motivo è necessario rimodulare il tipo di messaggi e il tono di voce dei nostri contenuti digitali.  

 

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Brand Identity: una case history di successo ambientata nel mercato brasiliano

Kirin è un gruppo aziendale di proprietà giapponese che produce bibite e birra, tra cui la famosa Devassa: una birra tropicale nata nel 2001 a Leblon, il quartiere più ricco, cosmopolita e appetibile di Rio de Janeiro. 

Il logo di Devassa è una donna svestita, dalla pelle color alabastro, che sta in posa in ginocchio con le braccia dietro il collo. Il problema? Il prodotto, dopo anni di vendite interessanti, perse la propria brand identity, passando da marchio pregiato ad essere una comune birra da supermercato.  

L’esperto internazionale di neuromarketing, Martin Lindstrom, fu incaricato di restituirle il prestigio perduto, creando una birra più costosa che i consumatori potessero associare ad uno stile di vita invidiabile e riservato a pochi. 

Il Brasile è uno dei paesi che proietta in modo più evidente il contrasto con la realtà. 

Si dice che il Brasile sia la patria delle donne più belle del mondo, degli uomini più attraenti, della musica più seducente e della vita notturna più sfrenata. Tuttavia, con l’eccezione di alcune parti di Rio, nel restante paese difficilmente si trovano tracce di serenità o di glamour. Il Brasile è una nazione calda, ospitale, che ha la sfortuna di avere infrastrutture sovraccariche, una carenza di finanziamenti al sistema scolastico e un profondo divario tra ricchi e poveri. 

Il governo, infatti, suddivide la popolazione in 5 segmenti, unicamente sulla base del reddito mensile lordo di ogni famiglia: classe A (Ricchi), B (Benestanti), C (Media borghesia), D (Piccola borghesia) ed E, che è sinonimo di povertà e analfabetismo. Ogni cittadino nasce in una classe o nell’altra e i meccanismi del governo s i assicurano che resti dov’è. 

A differenza degli Stati Uniti o dell’Inghilterra, pochi brasiliani prendono in considerazione l’idea di scalare i ranghi della società attraverso la ripresa degli studi o la ricerca di un impiego migliore e la mobilità sociale si basa esclusivamente sui consumi. L’aspetto fisico e i prodotti acquistati servono per permettere ai consumatori di fingersi appartenenti a una classe sociale superiore alla propria. 

La birra Devassa, rivista da Lindstrom, voleva rivolgersi a tutti, ma la classe B era chiaramente la sua fascia di riferimento, perciò era opportuno organizzare il lancio a Rio de Janeiro, la città costiera da cui le mode e le tendenze si diffondono nel resto del Brasile. 

La domanda è: a cosa aspirano i brasiliani? 

La percezione gioca un ruolo fondamentale, soprattutto in un paese in cui l’apparenza è molto importante. Cosa può influenzare maggiormente l’acquisto un prodotto? 

Quando pensiamo ai brand più potenti del mondo, come Apple, Nike, Coca-cola, ci accorgiamo che ognuno di questi fa leva su almeno uno di questi pilastri: il senso di appartenenza, lo storytelling, i rituali, i simboli, una visione chiara, un’attività sensoriale, la possibilità di difendersi dai nemici, il mistero, l’evangelizzazione e la magniloquenza. Chi vende sa che oltre al prodotto bisogna far leva sui valori, lasciando nel consumatore un’impronta emotiva del brand. I rituali per esempio sono il biglietto d’ingresso con cui si entra in un universo esclusivo: più spesso i consumatori ripetono il rituale e più cresce il loro amore per il brand.  

In conclusione la campagna di riposizionamento di Devassa è stata costruita sulla trasmissione di valori, scelti in base al risultato di alcune ricerche, quali: l’evangelizzazione, l’attrattiva sensoriale e i rituali.  

Poiché il brand possedeva anche bar-ristoranti in località prestigiose lungo la costa, Lindstrom decise di utilizzarli e si rivelarono l’arma segreta: ogni bar venne riprogettato con tavoli a forma di tavoli da surf, dj e viste mozzafiato. Venne inserito il rituale della birra, concentrato sulla sperimentazione e sull’idea di trovare il proprio sapore (insieme alla birra alla spina il cameriere porge quattro bicchierini con all’interno diversi sapori da aggiungere alla birra). Con la personalizzazione della birra, Devassa ha ottenuto risultati eccellenti. Inoltre prima di entrare nel locale, la gente scriveva su un foglietto tutti i loro pensieri negativi imbucati in una scatola nera, per simboleggiare l’abbandono ai piaceri della serata. 

 

Ricordati questa storia, quando dovrai fare presentazioni efficaci per altri paesi del mondo!

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Il settore della cosmesi, un mercato reattivo anche durante la pandemia

Un anno fa nessuno si sarebbe mai immaginato che, da un giorno all’altro, una pandemia avesse potuto colpire la nostra quotidianità in modo così veloce e violento.  

La conseguenza? Una grave crisi economica che non ha risparmiato nessuno, nemmeno il settore della cosmesi.  

Secondo i risultati del Centro Studi di Cosmetica Italia, il fatturato globale del settore cosmetico nel 2020 ha sfiorato i 10,5 miliardi di euro, il -12,8% in meno rispetto all’anno precedente. 

Qualcuno di voi avrà già sentito la frase: Qualsiasi cosa che può andare storta, lo farà”. Appartiene al celebre umorista statunitense Arthur Bloch e, in questo caso, calza proprio a pennello. 

Infatti, oltre ad un calo del fatturato, si è unito anche un calo delle esportazioni del 16,5% per un totale di 700 milioni di euro persi. 

 

Nonostante i primi dati per niente incoraggianti, il settore cosmetico si è rimboccato le maniche ed è riuscito a reagire egregiamente. Infatti, Renato Ancorotti, presidente di Cosmetica Italia, in un’intervista de Il Sole 24 ore afferma che i saldi finali del 2020 non sono da considerare così critici, rispetto alle previsioni iniziali. 

Sebbene le vendite dirette hanno risentito delle restrizioni, l’e-commerce ha invece registrato un andamento positivo con una crescita del +35% a fine 2020. In questo caso, la crisi economica si è rivelata un’opportunità: le vendite online stanno pian piano aumentando, rendendo lo shopping più “comodo” e, soprattutto, sicuro.  

 

Come si suol dire: “dopo una tempesta esce sempre il sole” e per il settore della cosmetica si prevede un trend positivo per l’anno 2021Ci si aspetta un incremento del +6,1% per il fatturato e +5% per l’export. 

 

settore cosmesi mercato

Una cosa è certa: cambieranno le abitudini di acquisto e non dobbiamo farci trovare impreparati. 

Già nel 2020 si è registrato un aumento delle vendite dei prodotti per utilizzo professionale, come cerette e tinte, a discapito di make-up e profumi. Interessante notare come tinte labbra e rossetti abbiano subito un calo notevole, complice l’obbligo della mascherina e l’assenza di socialità.  

 

Il nostro consiglio, dunque, è: 

  • Essere aggiornati sui nuovi trend 
  • Digitalizzare la propria vendita 
  • Agire con una strategia ben mirata 
  • Ricercare nuovi clienti all’estero 
  • Pensare ad una ricerca di agenti all’estero 

Volete iniziare a costruire una strategia vincente per l’export? 

Approfittate del nuovo Bando voucher per l’internazionalizzazione qui

 

Vi aspettiamo, buon export a tutti! 

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bando voucher internazionalizzazione

Bando voucher internazionalizzazione

Stai pensando di avviare il tuo processo di internazionalizzazione?

Devi sapere che dal 9 marzo 2021 sarà possibile partecipare al bando finalizzato al sostegno dell’internazionalizzazione delle imprese.

Il bando, gestito da Invitalia e in linea col Patto per l’export, è stato indotto dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale lo scorso anno.

L’obiettivo è incentivare l’inserimento di figure specializzate all’interno dell’azienda per attività destinate alla digitalizzazione dell’export.

 

Chi sono i beneficiari?

 

Fra i beneficiari del bando rientrano:

a) Micro, Piccole Imprese, costituite in forma societaria e con sede legale in italia. Esse devono essere iscritte al Registro delle imprese e avere come codice Ateco primario C;
b) Reti di imprese, costituite da almeno due micro/piccole imprese.

 

L’agevolazione consiste in un contributo a fondo perduto pari a 20.000 euro per micro e piccole imprese che investono un minimo di 30.000 euro in attività di consulenza.

Per le reti di imprese il voucher è pari a 40.000 euro se il contratto prevede un investimento maggiore a 60.000 euro.

Il contratto deve avere durata minima di 12 mesi per le PMI e 24 mesi per le reti di imprese.

 

Le micro e piccole imprese possono richiedere un contributo aggiuntivo pari a € 10.000 se vengono rispettare le seguenti caratteristiche:

  •  incremento almeno pari al 15% del volume d’affare derivante da operazioni verso paesi esteri registrato nel corso dell’esercizio 2022, rispetto al volume d’affari derivante da operazioni verso paesi esteri registrato nell’esercizio 2021;
  • incidenza percentuale almeno pari al 6% del volume d’affari derivante da operazioni verso paesi esteri sul totale del volume d’affari nell’esercizio 2022.

 

Le attività ammissibili

 

Rientrano fra le spese ammesse tutte le attività di consulenza manageriale fornita da TEM o società di TEM:

  • analisi e ricerche sui mercati esteri;
  • individuazione e acquisizione di nuovi clienti;
  • assistenza nella contrattualistica per l’internazionalizzazione;
  • incremento della presenza nelle piattaforme di e-commerce;
  • integrazione dei canali di marketing online;
  • gestione evoluta dei flussi logistici.

 

I TEM, con le caratteristiche di seguito indicate, possono essere considerati idonei a presentare domanda ed essere inseriti nel registro ministeriale:

  1. Avere esperienza nella distribuzione di prodotti e servizi all’estero, nell’assistenza durante fiere internazionali, nell’analisi della concorrenza, nella realizzazione di cataloghi digitali e negoziazione, nello stringere accordi con distributori e agenti esteri;
  2. Essere in possesso di almeno due certificazioni sull’utilizzo di strumenti digitali di marketing, come quelle rilasciate da Hubspot Academy, Facebook Blueprint, Google Skillshop e Microsoft Advertising;
  3. Aver svolto un minimo di 5 progetti di supporto a processi di internazionalizzazione d’impresa tra il 1° gennaio 2017 e la data di presentazione della domanda di inserimento nell’elenco del Ministero, con esito positivo;
  4. essere in possesso di partita IVA da almeno due anni prima della richiesta di inserimento nell’elenco del Ministero.

 

La domanda non sarà valida se è stato già richiesto o ricevuto un altro contributo pubblico per le medesime voci di spesa.

TUTTI I NOSTRI SERVIZI DI INTERNAZIONALIZZAZIONE POSSONO ESSERE FINANZIATI DAL BANDO.

Se vuoi ricevere un nostro servizio di internazionalizzazione con il supporto di questa agevolazione, scrivici a info@venderenelmondo.com.

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